Neuromarketing: Cos’è funzioni ed esempi

Neuromarketing

Cos’è il neuromarketing e quali sono le sue funzioni?

Il mondo è cambiato, e con esso anche le discipline relative al sapere umano. Ciò che un tempo sembrava impossibile, oggi è reso possibile dal progresso scientifico e tecnologico che ha portato l’uomo ad una conoscenza sempre più vasta in qualsiasi ambito, dalla medicina alla fisica, dall’ingegneria all’astronomia, passando poi per le discipline più umanistiche come l’economia e la psicologia.

È proprio da questi due ambiti apparentemente molto diversi tra loro che si sono osservati negli anni grandi cambiamenti sia dal punto di vista economico che da quello psicologico. Frutto anche (e soprattutto) del progresso tecnologico, dal connubio di tali discipline è nata una branca del tutto nuova che negli anni porterà sicuramente una modifica sostanziale nel modo di concepire il commercio economico. Tale branca prende il nome dineuromarketing, termine nato dall’unione di “neuro”, indicante un qualcosa riguardante il cervello, e “marketing”, in questo caso inteso nel suo significato tradizionale.

Il neuromarketing consiste nello studio e nell’analisi dell’attività cerebrale di uno o più individui in riferimento ai gusti e alle preferenze in un determinato mercato, in questo caso quello puramente economico e commerciale. Lo scopo del neuromarketing è dunque quella di arrivare a comprendere cosa interessa maggiormente alle persone dal punto di vista commerciale, e ciò può quindi correlarsi a qualsiasi ambito in cui sia in gioco il denaro.

Neuromarketing esempi: Test Pepsi

neuromarketing test Pepsi

Il neuromarketing è reso possibile proprio dalle scoperte fatte dalle neuroscienze negli ultimi anni, senza le quali non si sarebbe potuti giungere alle nuove frontiere in campo neurologico. Un chiaro esempio di applicazione di neuromarketing è la Pepsi Challenge Test, ovvero un test svolto da professionisti del settore con il fine di dimostrare il funzionamento del cervello di fronte alle scelte in relazione a gusti e preferenze.

Il test ha avuto come oggetto una serie di soggetti incaricati di bere tra due bicchieri contenenti due bevande diverse ma apparentemente identiche, ovvero la Pepsi e la Coca-Cola. Dopo aver bevuto entrambe le bevande, senza sapere quale fosse l’una e quale fosse l’altra, i soggetti hanno espresso la loro preferenza indicando la Pepsi come bibita più “soddisfacente”. Ma nel momento in cui è stato svelato loro che la loro scelta era ricaduta proprio sulla Pepsi e non sulla Coca-Cola, ecco che in seguito alla bevuta di altri due bicchieri, questa volta conoscendo la provenienza del liquido, i soggetti hanno designato la Coca-Cola come marchio migliore e più soddisfacente.

Ciò deriva dal fatto che la potenza del marchio Coca-Cola, decisamente più conosciuto e diffuso rispetto al marchio Pepsi, porta alla inconscia convinzione che sia proprio la Coca-Cola la bevanda migliore rispetto alla concorrenza. Dal punto di vista del neuromarketing, invece, si è potuto assistere alla dimostrazione che il cervello, nel momento in cui ha scelto la Pepsi come bevanda migliore, ha stimolato la produzione di dopamina, ovvero il neurotrasmettitore incaricato di far percepire al cervello la sensazione di piacere. Questo è solo uno dei tanti esempi di come il neuromarketing possa influire in maniera determinante sul commercio del futuro.

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